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La comunicazione e la socialità: dalla piazza alla rete

La comunicazione e la socialità fino a qualche anno fa erano prettamente “faccia a faccia”: adesso la maggior parte delle relazioni si crea e a volte si mantiene esclusivamente sulla rete, nel mondo virtuale che tutto può concedere e tutto può, in certi casi togliere, come nel caso di Amanda o degli altri 200.000 casi di cyberbullismo segnalati in Italia. Nella comunicazione virtuale prevalgono la freddezza e la staticità dovuti alla mancanza di tutte le informazioni normlamente proveniente dal canale non verbale della comunicazione: tono, volume, postura, vicinanza, ecc… Avviene in un “Non-Luogo” (ossia la persona può essere in qualunque posto, a casa, fuori, da amici, in metro, in auto, ecc…), tra “Non- Persone” (oltre alla possibilità di mantenere l’anonimato-ad es. su Ask fm-è possibile agire il cyberbullismo anche usando una falsa identità o appropriandosi di quella di un altro), in un “Non-Tempo” (si può agire di notte, di giorno, reiteratamente in modo ravvicinato o diluito e persecutorio nel tempo), in un’indifferenzazione di rapporti Io-Esso (no Io-Tu) dovuti al mezzo della rete che crea un vero e proprio muro dietro cui nascondersi per “lapidare” la vittima senza farsi scoprire. Nella definizione di Smith del 2008, il cyberbullismo «è un atto aggressivo, intenzionale, condotto da un individuo o un gruppo di individui attraverso varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel tempo contro una vittima che non può difendersi». Il bullo può agire, ad esempio, pubblicando foto, video o informazioni private di una persona, spargendo maldicenze attraverso sms/mms con il cellulare o con la posta elettronica, oppure mettendo in atto minacce ripetute, dirette alla vittima, tramite il telefonino o gli strumenti elettronici.

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