ANSIA
Quando le sensazioni di preoccupazione o le aspettativa relative a performance lavorative, scolastiche, sessuali, relazionali, che portano sempre con sé un certo livello di attivazione, si rivelano eccessive e non proporzionate alla situazione che stiamo vivendo, siamo in presenza dell’ansia e ci sentiamo paralizzati.
Spesso l’ansia è descritta come una costante preoccupazione per il futuro o una sensazione di pericolo imminente.
L’ansia non è un’emozione, ma un sintomo e in quanto tale può fornire indicazioni preziose su di noi se impariamo ad ascoltarla.
Quando proviamo ansia ci troviamo in uno stato psichico in cui le emozioni non sono chiare e la sensazione che proviamo è prevalentemente caratterizzata da confusione e paura, che affaticano molto la persona che descrive a volte una sensazione di loop cerebrale, come di un “criceto su di una ruota che corre, corre, si affatica, ma non arriva da nessuna parte”.
ATTACCHI DI PANICO
Gli attacchi di panico sono tra i più comuni disturbi d’ansia.
Quando la nostra attenzione è totalmente rivolta verso il corpo, la mente è continuamente in ascolto per capire se qualche cosa non va e questa iperattenzione può rappresentare simbolicamente l’urgente necessità di occuparsi di se stessi, come puoi decidere di fare rivolgendoti a me per affrontare dei nodi importanti della tua vita relazionale, lavorativa e familiare.
L’attacco di panico porta spesso all’evitamento di situazioni o luoghi e familiari e amici, per aiutare la persona, vanno invece a rinforzare la sua dipendenza e sensazione di incapacità.
Spesso il disagio si presenta come il sintomo di un eccessivo sbilanciamento verso l’attività mentale a scapito di quella corporea e “riconciliarci” col proprio corpo è un passo importante che può permettere la remissione dei sintomi.
FOBIE
La fobia è un disturbo d’ansia caratterizzato da una paura marcata e persistente sproporzionata rispetto al reale pericolo dell’oggetto o della situazione, che non può essere controllata con spiegazioni razionali, dimostrazioni e ragionamenti e che supera la capacità di controllo volontario che il soggetto è in grado di mettere in atto.
Produce l’evitamento sistematico della situazione-stimolo temuta e può comportare vari livelli di disadattamento per la persona che ne soffre soprattutto perché l’individuo riconosce che la paura è irrazionale e che non è dovuta ad effettiva pericolosità dell’oggetto, attività o situazione temuta, bensì una paura estrema, irragionevole e non proporzionata per qualcosa che con cui gli altri si confrontano senza particolari tormenti.
DISTURBI PSICOSOMATICI
“Il corpo grida quello che la bocca tace”.
I disturbi psicosomatici non sono “malattie inventate” anche se non hanno delle cause organiche.
Sono correlate al corpo e portano con sé dei messaggi che a livello verbale la persona non riesce ad esprimere.
E’ dunque importante considerarli come potenziali alleati nell’esplorazione di vissuti, emozioni e pensieri a cui imparare appunto a dare voce, senza giudicarli come isterismi senza senso.
Il potere dell’autoguarigione del corpo, sempre inscindibilmente connesso alla mente, è un fatto ormai assodato dalla ricerca e ognuno di noi può potenziarlo in vari modi.
STRESS
Lo stress è una risposta psicofisica, della mente e del corpo, ad una quantità di compiti emotivi, cognitivi o sociali percepiti dalla persona come eccessivi.
L’eustress (stress buono) è una tensione positiva che stimola e mantiene attivi e propositivi, mentre il distress (stress cattivo) è invece dovuto ad un eccesso di stimoli negativi che arrivano tutti insieme, in modo acuto, o continuativamente, in modo cronico.
Se teniamo un bicchiere in mano per poco tempo, la fatica sarà minima; se lo teniamo per anni, il corpo avrà una reazione di affaticamento non proporzionato all’atto in sé.
E’ dunque importante farsi supportare in momenti stressanti e trovare in una consulenza psicologica l’accesso alle proprie risorse per imparare anche a “lasciare andare” e a non pretendere il controllo su tutto.
Anche le situazioni piacevoli come la fine di un percorso di studi, una promozione lavorativa o la nascita di un figlio portano con sé un carico che “può mandare in tilt”.
LGBTI
Molto spesso le persone non conoscono la differenza tra orientamento sessuale, ruolo di genere e identità di genere.
I “gender studies” sono stati deformati in “teoria del gender”, distorsione che ha creato confusione e paura tra le persone poco informate.
Il coming out, che differisce profondamente dall’outing, è un processo delicato e intenzionale che nella nostra cultura si trova ad essere spesso ostacolato da pregiudizi, stereotipi ed omofobia ed è strettamente connesso ad un’accettazione di sé e della propria unicità.
L’omosessualità non è una malattia né un disturbo mentale e non rende “diversi” o “innaturali”, il problema può però sorgere a livello sociale in quanto non essere accettati e venire discriminati o emarginati può essere fonte di grande sofferenza.
La disforia di genere, invece, riguarda il non sentirsi di appartenere al corpo in cui si è nati ed è totalmente scisso dall’orientamento.
SOSTEGNO ALLA GENITORIALITà
Il rapporto genitore-figlio è estremamente complesso e sia a livello culturale che sociale e biologico i cambiamenti del concetto di famiglia e dei ruoli genitoriali sono stati vari.
Gli stili educativi autoritario, autorevole o permissivo hanno effetti molto differenti sull’educazione dei figli e la coppia genitoriale, che si distingue dalla coppia amorosa, ha più che mai bisogno di potenziare la propria comunicazione e assertività.
Sempre più frequenti sono anche le coppie omogenitoriali, che allo stesso modo possono aver bisogno di un sostegno su come supportare i propri figli nella crescita.
AUTOSTIMA
L’autostima è il valore che ognuno attribuisce a se stesso e si riferisce alla distanza che intercorre tra l’idea di sé ideale e quella percepita.
Rinforzare la propria autostima significa imparare a riconoscere e soddisfare i propri bisogni autonomamente, esprimendoli in modo assertivo e non passivo o aggressivo.
Una buona autostima ci rende liberi e ci permette di dare ascolto anche ai “vorrei” oltre che ai “dovrei”, vere gabbie mentali.
DEPRESSIONE E DISTURBI DELL’UMORE
L’Organizzazione mondiale della Sanità ci dice che la depressione nel 2020 sarà la seconda malattia dopo le patologie cardiovascolari.
Al momento sono 4 milioni circa le persone che ne soffrono in Italia e 11 milioni quelle che sono coinvolte da tale disagio che affligge un parente o una persona cara.
E’ importante dunque imparare a distinguere i sintomi di un tale disagio, che ha vari livelli, da una normale emozione di tristezza o dolore legata ad eventi specifici.
Un consulto psicologico quando ci si sente spesso giù, demotivati, con problemi di attenzione e concentrazione, apatici o senza forze può essere determinante nel valutare la situazione ed impedirne l’aggravamento.
Il solo utilizzo di psicofarmaci, per depressione e ansia, serve solo a ridurre il sintomo, ma con un affiancamento di psicoterapia la guarigione è possibile in circa l’80% dei casi.
Come non si trascura un’influenza per evitare che peggiori e diventi polmonite o pleurite, allo stesso modo si può intervenire tempestivamente su un disturbo dell’umore prima che peggiori e comprometta in modo cronico la vita e la funzionalità della persona.
SESSUALITà
Ridurre la sessualità ai rapporti sessuali e alla genitalità è un errore molto comune.
L’unità biopsicosociale della sessualità implica una certa configurazione sessuale che favorisce lo sviluppo della personalità.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ci fornisce una definizione in ottica biopsicosociale, che cioè considera l’inevitabile interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali, nonché politici, culturali ed economici.
E’ importante dunque una adeguata conoscenza della sessualità e dei disturbi da cui può essere caratterizzata a livello fisico e psichico, dal momento che una percentuale irrisoria di problemi della sfera sessuale, come eiaculazione precoce o ritardata, dispareunia o vaginismo, hanno causa solo organica, ma presentano invece un’eziologia complessa data appunto dall’interazione tra diversi livelli, emotivo, cognitivo, comportamentale.
Vivere il piacere dell’intimità e della sessualità in modo armonico seppur diverso da persona a persona è assolutamente possibile.
Rapporto tra cibo ed emozioni e disturbi alimentari e della nutrizione
Il cibo e l’alimentazione sono strettamente connessi alle emozioni e al rapporto con se stessi.
Oltre ai veri e problemi disturbi della nutrizione, come anoressia, bulimia e alimentazione incontrollata (binge eating), ognuno di noi ha un rapporto col cibo distorto che spesso viene usato come compensazione di una fallace autoregolazione emotiva.
È dunque possibile impara a distinguere il senso di sazietà e a riconoscere le situazioni a maggior rischio rispetto all’eccesso quantità o alla eccessiva limitazione dell’assunzione di cibo, nonché alla presenza o meno di pensieri intrusivi o emozioni negative relative ad un’immagine distorta della propria immagine corporea e alla non accettazione di sé e del proprio corpo che portano poi ad agire comportamenti disfunzionali come le diete fai da te o solo restrittive e ipocaloriche senza considerare la relazione tra cibo e amore/emozioni.
MINDFULNESS
Con tale termine si intende comunemente una tecnica psicologica di meditazione che passa anche attraverso una respirazione consapevole e una consapevolezza del momento “hic et nunc” sviluppata a partire da precetti appartenenti alla filosofia buddista, privata della componente religiosa ma non di quella spirituale, volta a portare l’attenzione del soggetto in maniera non giudicante verso il momento presente.
L’attenzione al qui e ora, tipica anche della Gestalt, si è confermata la strada più efficace per lenire i sintomi dell’ansia e migliorare il benessere psicofisico nonché le difese immunitarie.
BULLISMO E CYBERBULLISMO
“Cyberbullismo” è il termine che indica atti di vessazione, umiliazione, molestia, diffamazione, azioni aggressive indirette, effettuati tramite mezzi elettronici come l’e-mail, la messaggistica istantanea (es.Whatsapp), i social network (es. Facebook, Ask.fm), i blog, i telefoni cellulari e/o i siti web.
Le caratteristiche che distinguono il cyberbullismo dal bullismo sono legate alle peculiarità del mezzo telematico, fra cui l’anonimato virtuale, che crea una disparità di potere tra bullo e vittima; la facilitazione e disinibizione dell’espressione di opinioni impopolari e contrarie al sentire comune; la possibilità di sottrarsi alla legge e alle restrizioni previste dalla tutela dei diritti delle persone; la riduzione della capacità riflessiva sui propri valori comportamentali; l’assenza di relazioni faccia a faccia, che annulla l’interazione sociale mediata dal contatto visivo, dal tono della voce, sfavorendo la percezione delle reazioni della vittima; l’assenza di limiti di spazio e di tempo, che fa sì che l’atto potenzialmente si possa consumare ovunque e in ogni istante, cosa che rende difficoltoso individuare luoghi e tempi in cui tali dinamiche relazionali avvengono, con la conseguenza che il fenomeno appare meno riconoscibile e di più difficile gestione.
La ripetitività o reiterazione dell’aggressione è un’altra differenza: un solo episodio, divulgato a migliaia di spettatori, come la pubblicazione di un video su YouTube, può arrecare un potenziale danno alla vittima anche senza la sua ripetizione nel tempo, poiché il video è sempre disponibile e può essere visto da migliaia di persone in tempi diversi e lo stesso contenuto offensivo divulgato da un bullo può essere diffuso a cascata tra i riceventi, eventualmente anche non implicati nella relazione bullo-vittima.
Non è quindi necessario che l’atto offensivo venga ripetuto dallo stesso aggressore nel tempo: una vasta platea di spettatori potrà comunque amplificare l’effetto dell’aggressione, con risultati devastanti per la vittima.
Lo squilibrio di potere nel bullismo è dato dallo squilibrio nella forza fisica tra bullo e vittima o da una supremazia numerica o psicologica nei confronti della vittima; nel bullismo elettronico, invece, anche una sola persona, nel chiuso della propria stanza e senza particolari doti fisiche, può compiere atti di bullismo su un numero illimitato di vittime con poche operazioni telematiche.
Internet è, tra i vari media, sicuramente il più utilizzato dalle nuove generazioni e numerosi suicidi di ragazzi sono stati attribuiti a persecuzioni di tipo virtuale.
Disturbi d’ansia, depressione, difficoltà scolastiche e relazionali sono alcune delle conseguenze più frequenti di tale fenomeno, motivo per cui sensibilizzare sia i giovani che i genitori su come tutelarsi è assolutamente determinante.
DIFFICOLTà RELAZIONALI E DI COPPIA
La parola “crisi” nella nostra società si usa solo nel suo significato negativo di “problema”, mentre a livello etimologico e nella lingua cinese il suo significato è anche “scelta, cambiamento, opportunità, occasione di crescita”.
Una crisi di coppia è dunque una possibile evoluzione che se affrontata in terapia può essere utile ad un miglioramento nella comunicazione e nell’ascolto e quindi porta ad una crescita oppure anche ad una separazione, ma sempre consapevole e non “inquinata” da meccanismi inconsci che possono portare a logorare un rapporto pur avendo difficoltà a chiuderlo.
Le relazioni di coppia nascono dal bisogno che abbiamo fin dalla nascita di avere un legame emotivo sicuro, un legame stretto e profondo che può influenzare la salute mentale, fisica ed emotiva in senso positivo.
Nelle coppie si instaurano meccanismi di dipendenza emotiva che sono frutto di più variabili, comprese quelle derivanti dalle dinamiche esperite a livello familiare con le proprie figure di attaccamento primarie.
Sentirsi timorosi, arrabbiati, abbandonati, ignorati, tristi o addolorati è molto frequente nelle coppie e spesso tali sentimenti derivano da un immaginario o reale distacco o cambiamento che la coppia deve affrontare, nonché dalle aspettative di ruolo e dai “doveri” che comportano.
Tali momenti, se non adeguatamente elaborati, possono portare all’accumulo di sentimenti di rancore e giudizio, portare a difficoltà nella sessualità, creare problemi nell’educazione dei figli, se ci sono e distruggere lentamente un rapporto importante.
Stress Lavoro Correlato
Lo Stress Lavoro-Correlato è un fenomeno che si origina all’interno dei luoghi di lavoro e rappresenta un grave rischio di natura psicosociale in grado di compromettere la salute psichica e fisica dei lavoratori.
Per stress lavoro correlato si intende la percezione dello squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste dell’ambiente lavorativo eccedono le capacità individuali nell’essere fronteggiate, portando nel medio-lungo termine ad un vasto spettro di sintomi o disagi più o meno rilevanti come mal di testa, problemi gastrointestinali e/o patologie del sistema nervoso come: disturbi del sonno, astenia intesa come riduzione di energia vitale, psicologica, esistenziale, fisica; affaticamento fisico con sintomi fisiologici e mentale come declino provvisorio delle funzioni cognitive quali attenzione e concentrazione; disturbi depressivi; sbalzi emotivi ed affettivi; agitazione psicomotoria; iperemotività; ipocondria; esaurimento nervoso; sindrome da burnout nelle professioni di cura.
Si tratta dunque dell’esito patologico di un processo che colpisce i lavoratori che vengono sottoposti a carichi eccessivi o impropri di lavoro, a livello emotivo-relazionale o da elevata o scarsa o inadeguata attività.
Il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, il D.Lgs. 81/08, ha introdotto specifiche norme che riguardano la tutela e la salvaguardia del benessere del lavoratore obbligando i datori di lavoro a valutare tale rischio con l’obiettivo di individuare gli eventuali fattori di stress tra i dipendenti e trovare soluzioni che possano ridurlo, prevenendo in tal modo conseguenze dannose alle persone, alle azienda e all’intera società.
Tale rischio non va sottovalutato perché incide in modo rilevante sulla “salute” della nostra società.
L’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro ha stimato che 1 lavoratore italiano su 4 soffre di stress (27% dei lavoratori) e le giornate lavorative perse, per cause collegate a tale fenomeno, si attestano intorno al 60% del totale dei giorni non lavorati.
Classiche e nuove dipendenze
Le nuove dipendenze, le cosiddette New Addicitions, sono un insieme di disturbi che presentano numerosi punti di contatto con le classiche dipendenze da sostanza che conosciamo tutti.
I meccanismi che si innescano sono gli stessi, ma cambiano gli oggetti del disturbo: nelle forme “classiche” infatti vi è l’assunzione di una sostanza psicotropa che attiva nel corpo una serie di reazioni fisiologiche che finiscono per sconfinare in campo psicologico.
Le Nuove dipendenze invece hanno come oggetto dei comportamenti che, socialmente accettabili, ad un certo punto sfuggono al controllo del soggetto ricreando lo scenario tipico del dipendente e dei suoi sintomi.
La difficoltà di autoregolazione emotiva e l’intolleranza della frustrazione caratterizza entrambe le forme di addiction.
Tra queste nuove dipendenze si annoverano: lo shopping compulsivo, il workaholism (dipendenza dal lavoro), il gioco patologico (ludopatia o gambling), la dipendenza da Internet, da cellulare, da videogiochi, da sesso (online e offline).
Tali forme sono più sfuggevoli perché ben inserite nei comportamenti “normali”: lavorare, mangiare, vestirsi, divertirsi sono cose che tutti facciamo, ma quand’è che il nostro impegno in tali attività diventa patologico?
Il riconoscimento avverrà maggiormente attraverso la rilevazione dei sintomi, in quanto non vi è più la sostanza proibita a fare da segnale d’allarme: ciò motiva la tendenza a sottostimare l’incidenza di tale fenomeno che ha ripercussioni a livello biopsicosociale e che da un punto di vista psicologico richiede dunque una maggiore attenzione alla prevenzione, all’educazione e allo sviluppo di fattori di protezione.